Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

26

Mar 2012

Primavera: sonno e riniti allergiche

scritto da / in Corpo, SENZA FILTRO / Commenta

Tutti esaltano i benefici della primavera: un’ora di luce in più, gli ormoni eccitati, i fiori che sbocciano, gli animali  che si svegliano dal letargo, le temperature che diventano miti e i panni che si asciugano al sole con una certa velocità.

Tutte cose bellissime, positivissime anche se…a dirla tutta, a me la bella mezza stagione ( ma non doveva non esistere più) porta anche qualche acciacchetto in più.

Sarà l’età che avanza, ma il cambio di luce e di stagione mette il mio organismo in completo risparmio energetico…e se provo a forzare la mano, ecco che le cellule impazziscono.

La primavera, ultimamente, per me si traduce in : sonno (quasi narcolettico), rinite allergica, stanchezza ed estrema abulia.

Ragioniamo. Chi è che ha voglia di stare in ufficio, sotto le fredde luci del neon, quando fuori vedi la natura che dà il meglio di sè ?! Spiegata la abulia.

Ma se poi esci, specialmente a maggio, e vieni invaso da una nevicata di pioppi e semini che rendono il tuo naso degno testimonial delle Gocciole della Pavesi? Non va bene.

Allora trovi il rimedio. Gli integratori, i colliri, gli spray da spararti nel naso e le compressine piene di antistamici che non fanno altro che annullare l’effetto energizzante dei multivitamici al ginseng, eleuterococco, guranà e affini…

Mi hanno consigliato un rimedio ayurvedico che sembra essere un eccezionale sostituto di tutti quei pasticci farmacologici e, diciamocelo, anche abbastanza cari.

Servono soltanto miele e limone.

Ogni mattina, a digiuno, bisogna scaldare un bicchiere di acqua e ‘correggerlo’ con succo di limone e miele (possibilmente di acacia). I risvolti, dopo un paio di settimane, sarebbero davvero esaltanti. Regolarità intestinale – che giova sul nostro umore :-), energia, serenità e una bella disinfezione dell’apparanto respiratorio.

Il limone purifica e carica di energia, il miele calma e rilassa…insomma l’equilibrio è assicurato.

Per le congiuntiviti e gli occhi che piangono più di Brooke quando deve raccontare a Ridge dell’ennesimo familiare concupito, l’ideale è fare degli impacchi con la camomilla o la patata cruda.
Se usate la camomilla: fate raffreddare l’infuso e applicate il liquido aiutandovi con dei batuffoli di ovatta.
Se usate la patata: lavatatela bene e poi tagliatela a metà in senso longitudinale (‘mazza che precisione) e appoggiate i due estremi del tubero  sui vostri occhietti malconci. Il sollievo è immediato.

Va beh, una soluzione ci sarà…Intanto, tra un rumedio naturale e l’altro, quasi quasi,  mi vado a fare un pisolino…:-)

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18

Mar 2012

Lo sgambettatore professionista

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Il lavoro di squadra non è per tutti. Mi capita sempre più spesso di collaborare con delle persone e di rendermi conto che siamo davvero della specie darwiniana più aggressiva nella lotta alla sopravvivenza.

Spesso il mors tua, vita mea, diventa un mantra sottile da celare davanti a sorrisini ipocriti di facciata mentre si entra a ‘gamba tesa’ alle spalle del proprio compagno di squadra (e non dell’avversario!).

Ragionando, non è l’egocentrico che non sopporto. Se tu ti vanti di essere bravo, vuoi tutte le attenzioni su di te, il tuo obiettivo è essere il leader del gruppo e, comunque, non danneggi nessuno, ci sta tutta. E’ una questione di carattere.

Quello che mi infastidice è chi crede che per mettere in luce le proprie capacità si debbano sminuire quelle degli altri. Non sopporto lo sgambettatore professionista, Quello che con te fa il compagnone, la persona che “siamo amici, condividiamo le informazioni e supportiamoci a vicenda” e poi, appena giri l’angolo o specialmente davanti a te (con capi, clienti e affini davanti),si diverte a ingigantire le tue mancanze e a variare le versioni dei fatti per sottolinare mamma-mia-quanto-sono- bravo-IO. Gode dell’inciampo altrui e non si rende conto della sua inevitabile caduta di stile.

Lo sgambettone, in fondo, è un insicuro. Crede che sia questo il modo di farsi strada nella vita, perché la sola professionalità non basta, bisogna ‘urlare’ per farsi notare, a scapito dello spirito di gruppo. Non penso, comunque, che abbia una esistenza serena. Le sue giornate sono alimentate da continui flussi di pensiero atti ad analizzare e smascherare le imperfezioni altrui con meccanismi mentali sottili e, a volte, diabolici…E che giramento di neuroni!

Tuttavia, se tutto questo tempo venisse impegnato per fare bene il proprio lavoro e basta, non ne guadagnerebbe in salute e in risultati ottenuti? La cosa bella del lavorare in team è data da una miscela di ingredienti come scambio, interazione, condivisione di capacità e risorse. Ognuno interpreta il proprio ruolo,e ognuno contribuisce alla riuscita di un progetto. Insieme.

Sarà che avrò visto troppe volte i 7 nani di Biancaneve spaccare le pietre insieme, canticchiando ahi-ohhhh, ma io voglio continuare a credere alle favole. Penso che il modo migliore per mettere in luce le proprie abilità non stia nella gomitata o nello sgambetto, ma nel far bene il proprio, umilmente accettando i propri limiti con lo stimolo di crescere e migliorarsi, nello scambio continuo di informazioni, saperi e conoscenze. Mi piace pensare che lavorare insieme sia come suonare all’interno di un’orchestra o di una jazz band che, anche improvvisando, sa regalare il piacere della sinergia di diversi strumenti differenti che, ascoltandosi l’un l’altro,  producono 1 musica. Ensemble.

…anche perché, caro sgambettatore professionista, devi stare attento. Se continui a ‘fare falli’ prima o pui anche per te scatterà il cartellino rosso. Per ora, cartellino giallo.

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14

Mar 2012

Al mio angelo sorridente

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Oggi sono 4 anni…e mi manchi. Sempre.

La lacrima scende dagli occhi, mentre un sorriso illumina il mio viso se penso alla gioia che mi hai regalato. Eri un concentrato di buon umore, energia, grinta…Mi hai trasmesso l’amore per la storia, il valore della famiglia, mi hai insegnato ad andare in bicicletta e a tuffarmi dagli scogli.

E’ ancora vivo il ricordo di quando mi venivi a prendere all’aeroporto di Cagliari. Io ero una bimbetta di 3 anni con un cartellino appeso al collo, spedita dai suoi genitori in Sardegna per trascorrere 3 mesi con i nonni.

Avevo la mia solita borsetta rossa, piena di barbie con il libro delle vacanze che, tanto lo sapevi anche tu, non si sarebbe aperto volentieri. Avrei preferito sfogliare Topolino, il Corriere dei Piccoli o i giornaletti di gossip della nonna.

Ricordo la tua panciona. Tu eri un amante della buona tavola, specialmente del buon vino, quello tuo, genuino, forte e inebriante come te. Adoravo appoggiare la mia testa sul tuo grembo per ascoltare ore e ore i racconti della tua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale. Muovevo la testa al ritmo del respiro del tuo pancione, mi rilassava, era come una forma di meditazione.

Eri una persona spontaneamente simpatica e speciale. Avevi i tuoi momenti di ‘sana dittatura’, ma venivano compensati da una generosità infinita e dal tuo canticchiare solare. Dicevi che ero il tuo ‘grillo’, perché non smettevo mai di saltare e di animare le giornate estive tue e della nonna. Ho sempre guardato con ammirazione il vostro rapporto…due persone che ho sentito intimamente e dolcemente legate l’una all’altra.

Uno degli ultimi flash che ho insieme, mi rimanda a una calda mattina di agosto. Eravamo seduti fuori dalla porta di casa, come si usa nei paesini assolati del sud, e mentre raccontavi mille cose, citando anche Dante – tu che avevi solo la 5 elementare –  intervallavi le chiacchiere con questa canzone che ti ricordava tuo padre e la tua gioventù…

Ti  voglio bene nonno,

Il tuo grillo.

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