Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

12

Apr 2012

Il 7 senso: il senso di colpa

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Il senso di colpa. Brutta cosa. Davvero, brutta.

Senso di colpa perché non fai abbastanza, perché non sei presente come vorresti, perché  il corpo si ribella allo stess a cui lo sottoponi e ti costringe a letto con qualche acciacco in più, perché senti che chi si aspetta molto da te, dietro qualche frase di circostanza, in fondo è deluso perché non sei presente come di consueto.

Come reagire? Ignorando o somatizzando ancora di più? Beh, spesso si ignora in apparenza per somatizzare nel profondo.

E poi c’è la delusione…quella di aspettare dalla persona che vorresti il supporto maggiore, ma quella persona non si rende minimamente conto a che punto sei arrivato, è troppo piena delle SUE cose, dei SUOI problemi e crede che la tua stanchezza, fisica e mentale, nasca solo da un atteggiamento dimesso e vittimistico.

Che poi, alla fine, se proprio uno volesse fare un bilancio della situazione…Perché ti ammali? Perché i tuoi anticorpi si sono rotti le palle di avvisarti – con qualche misero cenno – che stai ‘spezzando la corda’…Non si può vivere solo di FARE.

La mia esistenza da qualche annetto a questa parte è questa: lavoro, casa, lavoro, lavoro, lavoro e casa..Continuo a sentirmi dire che sono fortunata, che nonostante la crisi mondiale io il lavoro ce l’ho – anzi due – e me li devo tenere stretti. Verissimo, sono fortunata ma non sempre lavoro equivale a guadagno e spesso, fin troppo spesso, lavoro si traduce in sacrifici per gettare le basi, per seminare, aspettando che prima o poi fiorisca qualcosa di profumato e coloratissimo. Un lavoro costante e lungo che ti prosciuga risorse ed energie, facendoti dimenticare del tempo che scorre e della tua vita che, per certi aspetti, non stai vivendo.

Si vive per lavorare o si lavora per vivere? L’ideale sarebbe fare un lavoro ben remunerato, che ami e che ti lasci lo spazio per costruirti una vita che non sia solo dettata da rapporti commerciali, preventivi e l’ormai caposaldo di ogni attività, il fondamentale – e – che -te – lo- dico- a – fare- recupero crediti ( meglio se abbinato a un  corso di Karate e meditazione trascendentale).

Arrivi a un punto che ti accorgi che c’è qualcosa che non ti piace, che non ti appartiene. Il senso di colpa si amplifica. Quello nei confronti del lavoro che forse potresti far girare meglio, ma ormai spirito e corpo sono alla frutta, e quello nei confronti della tua vita privata che non decolla (magari vorresti costruirti una famiglia ma i tempi risultano sempre acerbi, mentre carta di identità e  biologia ti ricordano che sei più maturo di una pera moscia)…

Il 7 senso, dopo i 5 famosi e il sesto ( quello del film :-)), sembra ormai far capolino…un po’ come le 7 meraviglie, i 7 colli, i 7 mari, le 7 virtù, 7 chackra, i 7 nani…Insomma, ‘sto 7 è un numero che non manca nelle declinazioni e classificazioni.

Bisogna imparare a farsi scivolare le cose, cercare di far scioperare i neuroni quando si soffermano su pensieri negativi e sensi di colpa. Tanto, alla fine, non portano a nulla. Facile a dirsi, difficile da mettere in pratica.

E si ripensa, rimugina, ripercorre…quando ci impegniamo siamo dei registi da Oscar, scriviamo delle sceneggiature pazzesche, ambientate nel mirabolante universo dei nostri crani, fatto di immagini farcite con effetti speciali psichedelici e gli attori più paranoici di sempre con una dizione familiare.

Non si può sempre avere il controllo di tutto. Non si può essere perfetti. Abbiamo dei limiti, tutti. La soluzione auspicabile è imparare ad ascoltarsi di più, a non forzare la mano..imparare a mandare a fanculo   disattendere il giudizio degli altri – che sono umani e fallibili come noi – e a vivere la propria vita e non quella che ci impongono i canoni sociali e le persone intorno a noi. Tutto nel pieno rispetto degli altri, sia inteso.

E’ un percorso difficile, ostile e pieno di insidie, ma è necessario impegnarsi quotidianamente per ritrovare un po’ di autostima e di amor proprio, le basi per una esistenza serena.

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09

Apr 2012

Pasqua in famiglia

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Una Pasqua in famiglia. Era un sacco di tempo che non tornavo a casa dai miei. Il lavoro, gli impegni, la loro assenza per motivi personali…ma eccoci, adesso, tutti e cinque qui: mamma, papà, sorelle e gatto. Tutti insieme.

La cosa che mi ha sconcertato di più, una volta dalla scesa dalla macchina, è stato vedere un grosso cartello ‘appartamento in vendita’ fuori dal cancello di casa.

Già, i miei hanno deciso di vendere la casa della mia adolescenza per trasferirsi al mare, in Sardegna. È stato un bel colpo…chi lo avrebbe mai detto. Non che sia particolarmente legata a questa casa, in fondo ci ho vissuto solo 7 dei miei 33 anni! Ma sono stati gli anni  dell’università , quelli delle  mie nottate tra tazzoni di caffè e montagne di sigarette, quelli delle diete esagerate e delle litigate con una vicina bigotta e rompiballe.  Un po’ mi mancherà.

È sempre bello tornare a casa dai tuoi quando ormai vivi da solo da 8 anni…beh, bello per una settimana, dieci giorni, poi hai bisogno dei tuoi ritmi e dei spazi…Però, quando stai nel tuo vecchio letto, circondato dai ricordi e con la mamma che ti cucina le cose che golosamente brami, riempiendoti la valigia di vestiti e cose per la casa (perché tu non sai fare le lavatrici come lei – e quindi a suo dire hai solo capi rovinati- e non hai il suo stesso inopinabile gusto per l’arredamento) è tutta un’altra cosa.

Riscopri il sapore e il gusto di essere figlio. Per un istante dimentichi le tue mille responsabilità quotidiane, le bollette da pagare, le lavatrici che ti aspettano a casa, il tuo frigo che adesso piange miseria e le montagne di cose da stirare che ti attendono al tuo ritorno, tra una impegnativa giornata di lavoro e le discussioni con il socio.

Rivivi il gusto di stare a letto fino a tardi quando, viziata dal tuo papà, al risveglio ti attende una fumante tazzina di caffè portato a letto.

Passi ore e ore a chiacchierare e a condividere sogni e visioni di vita. Assapori il calore dell’amore e togli la maschera per vivere in libertà il tuo modo di essere, nel bene e nel male.

È bello sentirsi così, abbracciati da un morbido senso di semplicità, naturale, spontaneo, tuo.

Domani le valigie mi attendono e anche il ritorno alla MIA vita…beh, non si può essere piccini per sempre, bisogna continuare a diventare grandi!

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04

Apr 2012

To do list: una ragione di vita

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Sono uno scandalo. Uno scandalo giustificato da 4 ore di sonno, 3 treni in 5 ore + 5 giorni di lavoro frenetico nella dinamica e stressante Londra? No, dai. Non sono giustificabile…

Mi sono presa mezza giornata libera per disfare la valigia, fare le lavatrici, pulire casa, rifare una nuova valigia, pianificare la nuova partenza e dedicarmi alla mie procedure di restauro …ed eccomi qui. Davanti alla tastiera a digitare. Prima la scusa ‘controllo le mail’, poi arrivano le telefonate, poi ancora mi alzo, metto via due cose, bevo, e ancora con la scusa di una pausa sigaretta mi ritrovo davanti alla tastiera.

Devo fare ordine e pace con i miei neuroni 🙂

Se non pianifico le mie giornate ultimamente è davvero un disastro. Sono arrivata a livelli maniacali. Ho uno smartphone, un ipad, una agenda, un computer…ma tutto si trova rigosamente schedulato su fogli di carta volanti con scritte enormi, post it fluorescenti e blocchetti che riportano marche sconosciute ( ma dove cavolo li avrò pescati? Mah!)

Le mie to do list sono divise tra lavoro, casa e personale. Sono arrivata a livelli tali da appuntarmi di dover lavare i capelli – sennò magari mi dimentico ??? – e manca solo che pianifichi gli orari per andare a fare la pipì.

Da una parte aiuta, se solo venissero rispettati tutti i punti dell’elenco con estrema precisione.

E’ il mio modo per mettere ordine al caos mentale, fare chiarezza nella miriade di piccole cose da fare con sempre meno tempo per farle.

Il problema è che vorrei fare di tutto e poi mi ritrovo, come adesso, a non avere, sinceramente e fondamentalmente, voglia di fare niente…:-)

La lavatrice deve aver finito il suo lavoro e l’ora di cena si avvicina, come il rientro a casa del socio…che avrà anche fame! Eh no un’altra cosa da aggiungere alla lista… cucinare!

Meglio che mi dia da fare, un bel respiro e via, al lavoro!!

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