Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

25

Ott 2012

E mi addormento davanti alla TV

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Da un mese abbiamo comprato la tv per la camera da letto e finalmente dormo sonni tranquilli. Tranquilli nel senso che appena mi metto a letto e accendo la televisione, e pluf scatta la roncola, posso finalmente dormire serena, già collocata e posizionata nel giaciglio dei miei sogni.

La televisione per me è più soporifera di qualsiasi sonnifero in commercio. Appena l’accendo, specie la sera dopo cena, gli scommettitori danno 10 a 1 che mi accascio secca dopo pochi minuti, neanche fossi stata sedata da un potente anestetico.
La stessa cosa succede anche se guardo la tv in sala. Il problema infatti sono la tenuta da telespettatore, copertina e cuscino comodo comodo, e la programmazione televisiva.

Guardare la tevisione sdraiata sul divano però è fastidioso. Vuoi mettere la rottura di scatole di doverti svegliare, magari svestire e struccare, lavare i denti…almeno, quando ero piccola, mi prendevano in braccio e mi mettevano a nanna. Adesso il socio prova a svegliarmi e, generalmente, dopo 5/6 tentativi non andati a buon fine, spegne il mio sonnifero led 40’’ e mi lascia bella (mica tanto, ho anche foto segrete che riprendono le mie smorfie dormienti) e russante sul divano. Poi, puntualmente verso le 3-4 di notte, svegliata da una pipì irrefrenabile o da un  fastidioso freddino mi alzo e controvoglia espleto le funzioni pre-dormita: denti e pipì…va beh, non sempre. A volte sono talmente rinco che non ce la faccio nemmeno a raggiugere il letto, vengo trascinata dalla bavetta sonnacchiosa che pende dalle mie labbra.

Adesso che la tv, maestosa e fiera, se ne sta in camera da letto è tutta un’altra musica. Prima di mettermi a ‘guardare’ un film scattano pigiama e toelettatura; affondo sotto il piumone, seleziono il canale e attendo che Morfeo venga a prendermi. E non ci mette mai più di 30 minuti, il signor Morfeo.

L’unico modo che ho di guardare l’ex tubo catodico – embè siamo tecnologici, le nostre TV sono tutte piattissime, come una razza o come la mia pancia di quando avevo 20 anni- è stare scomodamente appollaiata sulla sedia della cucina. Se c’è qualcosa che mi interessa, devo necessariamente restare seduta e, possibilmente, su sedie non ergonomiche (anche se garantisco che mi sono addormentata perfino in piedi, schiena contro il muro, ‘guardando’ qualche rumoroso varietà).
Unica eccezione pro divano – qui di solito reggo-  è il filmettino visto di pomeriggio, magari di sabato/domenica, quando mi sono alzata tardi e non ho ancora la palpebra in richiesta di siesta.

Purtroppo questa narcolessia televisiva me la porto dietro, ovunque vada. Vedi russate poderose a casa di amici post cena, quando ci si sposta tutti sul divano davanti alla tv e..ops…quanto cazzo cavolo è comodo questo divano! Oppure cinema, magari in seconda serata, in contemplazione (contemplazione = sto con gli occhi chiusi, mica perché dormo ma perché medito sui dialoghi! echevicredete :-)) di pellicole che in confronto la corazzata Potëmkin è come il diger selz, rende le tue membra leggere.

Insomma, se volete mettere a tacere la sottoscritta il trucco è svelato: divano/letto, copertina e televisione…e poi, ronf, ronf, zzzzzzzzzzzzzzzzz

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09

Ott 2012

Il respiro della poesia

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Sonetti di Shakespeare, poesie di Neruda, versi di Gibran…onore alle parole che suonano morbide, musicalmente incastonate come gemme preziose tra le carte sudate di artisti d’altri tempi.

Non sono mai stata un’appassionata di poesia, ho sempre preferito la prosa. Tuttavia non rinnego la sua portata emotiva, densa, carica, esplosiva, musicale. Dalle rime baciate agli endecasillabi sciolti, le parole scorrono e assumono un significato metaforico, evocativo, ermetico, sublime.

Quello che manca alle mie giornate, in questo periodo, è proprio la poesia.
Le ore si susseguono in vortici lineari, razionalmente pianificati dal marasma delle attività da compiere, senza sosta, senza virgole, senza un ‘a capo’ per prendere fiato.

E meno male che la vita deve essere assporata, goduta, vissuta, respirata in ogni istante…Mi dimeno in un singhiozzare altalenante, un boccheggiare spasmodico alla ricerca di una serenità che non riesco a trovare.

La ricerca del tempo vissuto, un po’ come il buon Proust e il suo tempo perduto. Ma io il tempo non lo perdo, no no. Il tempo lo divoro, lo soffoco, lo sopprimo, lo riempio di mille cose da fare secondo disegni ben definiti che, tuttavia, sono contraddistinti da linee approssimative, confuse, fin troppo sfumate.

Ho bisogno di respirare la lentezza. Ho necessità di ritrovare il lusso di non avere tempo. Fermare la clessidra, osservare, inspirare ed espirare profondamente, intimamente raccolta nel mio sè.

Una ricerca di pace interiore obbligata quando ci si accorge che si sta smarrendo la via, che la selva diventa selvaggia, aspra e forte…

Ordinare le idee, ascoltare il suono dei pensieri, placando con il soffio del respiro il gridolio nervoso delle immagini, dei suoni e delle idee che si accavallano indomite nella mente e tolgono poesia all’anima.

Ho bisogno di poesia, di emotività, di intimo benessere, di leggerezza del cuore, di esalazioni lente e ampie.

…ma poi, come sempre, dopo una pausa riflessiva, accompagnata da una pioggia esterna che si fonde con le lacrime salate che solcano il viso, si ritrova il muro della realtà, quella pragmaticamente dura, quella che non vedi l’ora di poter sfuggire per lasciar respirare la poesia.

Oggi, per caso, mi sono imbattuta in questi versi del mio amatissimo William Shakespeare.  Ringrazio il sonnetto 116 che, seppur per un istante, mi ha aiutato a ossigenare e ripulire la mente.

Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

… senza dimenticare  che “L’amore non guarda con gli occhi, ma con l’anima“.

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30

Set 2012

Quando il monaco fa l’abito

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Non c’è cosa più divina che stirare la domenica mattina. Versione personalizzata del detto popolare, riadattata alla mia condizione.
Non sono una fashionista ma certe cose devono essere impeccabili, anche se le hai comprate per pochi soldi…se le stiri bene – dice sempre mia madre e devo darle ragione – possono fare la loro porca figura.
Perché, parliamone, è anche il monaco che fa l’abito, cioè è vero che l’abito non fa il monaco, e quindi un monaco ben fatto con addosso un bello straccetto, messo giù bene intendo, fa sempre la sua porca figura rispetto a un monaco brutto che sfoggia un vestito griffato. Che incartamento…mi girano le pa…role!!!!

Richiamo all’ordine Giorgio e Gualtiero, che non sono i miei due punti G (non se ne trova uno, figuriamoci averne due), ma bensì i miei due neuroni adetti alle considerazioni fascion, per  governare il marasma dei miei pensieri.

Partiamo da una constatazione:  vedo persone che si ostinano a vestire con abiti fashion senza minimamente avere uno specchio in casa o, se lo hanno, è uno di quei pezzi di antiquariato che deforma e non ti fa vedere un tubo. Da un lato invidio il loro atteggiamento che permette di affrontare con impavido menefreghismo rotoli di ciccia sottocoscia, reggiseni che strizzano ascelle paffute, magliette aderenti che sfoggiano una pancetta pingue/gravida ( la gaffe è sempre lì latente che ti aspetta), pittosto che leggins che diventano pantaloni da rapper per fenicotteri di città, borse tre volte più grandi dell’intero corpo o decoltè con tanto di platò che sembrano appena rubate alla mamma, quelle sulle quali spesso osservo povere fanciulle – che non hanno mai affaticato il proprio stomaco da McDonald’s o tanto meno partecipato a uno dei pranzi di Natale in casa mia –  trascinare con fatica caviglie senza diametro, camminado senza la minima grazia e celando una soffertissima e mal riuscita disinvoltura.
La moda per me è questione di stile, creatività e testa. E’ importante potersi vestire bene, in ogni occasione, adeguandosi alle tendenze del momento, ma bisogna avere un occhio attento al proprio fisico, ai propri colori e al contesto. Credo che non si debba  necessariamente spendere milioni di euro in abiti firmati per essere carini, un buon platfond della carta di credito certo aiuta, ma non sempre un abito costoso trasforma un elefante in una farfalla leggedra e  aggraziata.
Un esempio. Io adoro le scarpe con il tacco alto ma non comprerei  mai un paio di trendissime scarpe borchiate con platò da ballerina di lapdance solo perché sono di moda. Andiamo, quando potrei indossarle? Nemmeno in un momento fatish con il socio…mi sentirei troppo a disagio. Stessa cosa per le classiche luisvuitton, sarò impopolare ma a me quelle borse non piacciono per niente… ancora meno se penso alla loro omologazione. Un po’ di creatività e di colore non guastano mai, e poi preferisco Hermès 😉
Mi piace scartabellare nei mercatini, ritrovare colori e linee che mi fanno sentire bene. Vado dal classico al freak, passando per tagli tradizionali e colori sgargianti. Ma mai, dico mai, mi vedrete andare in giro con un top che mette in mostra la mia pancetta. Mi sentirei profondamente ridicola, fuori luogo, non io. Bandite dal mio guardaroba anche magliettine super aderenti, camicie di flanella e ballerine con fioccone da prima Comunione.
Perché vestirsi non è solo coprirsi. Deve essere qualcosa che ti fa affrontare con libertà la tua giornata. Non devi sentirti goffo o impacciato. Ci sta che spesso per lavoro tu sia costretto a indossare completi e tacchi scomodi, piuttosto che divise o uniformi decise da altri ma, fuori dal lavoro,  devi sentirti tu, esprimere il tuo stile e se possibile farlo con gusto.
Per me non è un assioma che spendere tanti soldi è uguale ad essere ben vestiti. Ci sono cose, griffate e non, che mal si adattano al tuo corpo, che evidenziano quei difettucci  scaturiti da goliardiche sedute culinarie o diete asfissianti. Sì, perché anche la troppa magrezza non è bella da vedere.

Non è solo una questione fisica; anche la scelta dei colori deve essere in linea con il nostro incarnato, con il colore dei capelli con l’occasione che stiamo per affrontare. Vestirsi di giallo fluo a un funerale non è proprio consono ( almeno che non fosse nelle volontà dell’Illustre Estinto, per dirla alla Pirandello) così come indossare un capo nero lutto o bianco sposa a un matrimonio. Esiste un galateo dello stile che, tuttavia, può essere reinterpretato, personalizzato ma sempre con un minimo di attenzione.

Siamo in Italia, siamo i creativi della moda per eccellenza, siamo il made in Italy nel mondo…non possiamo scivolare sullo stile anche noi. Ci pensano gli americani con le ciabatte e i calzini bianchi di spugna a dare il proprio meglio!

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