Pensieri, senza filtro.

Quando le dita improvvisano sulla tastiera

19

Mag 2013

E il naufragar m’è dolce in questo mare

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Domenica di maggio, carica di pioppi e di starnuti allergici…etciúú! Ecco, appunto.
Sono da sola con i miei neuroni in cucina. Accanto a me una tazzina di caffè, fragrante e profumato di tostatura, il cane che elemosina il consueto biscottino della mattina e i pensieri che circumnavigano il globo cerebrale. Tanti. Davvero tanti.
Queste ultime settimane le ho vissute in apnea. A testa bassa mi sono immersa negli abissi delle cose da organizzare, comprare, gestire, pagare, pianificare…adesso sono riemersa a filo d’acqua, a prendere una boccata d’ossigeno, provando a respirare prima di rituffarmi nel vortice aspira tutto di questo mare magnum.
Mancano due settimane al trasloco definitivo nella nuova sede e siamo ancora, tanto per restare in ambito marinaro, in alto mare. Sebbene oggi sia riemersa, l’acqua è alla gola e devo muovere con forza gambe e braccia per rimanere a galla e non sprofondare vinta dalla stanchezza.
Mi sento come un’anatra. Sai che cosa fanno le anatre? Le anatre sembrano sempre placide e serafiche, posizionate a mo’ di soprammobile sulla distesa quieta di un laghetto, ma in realtà, sotto sotto, muovono le loro zampe palmate come pazze.
Forse l’analogia non mi rende del tutto onore, se penso al loro proverbiale starnazzare…ma anche lo starnazzo ci sta…ecco, il mio più che starnazzo è un misto di parolacce da peggior bar di Caracas e risate isteriche fuori controllo.
Già perché a parte il fatto che dobbiamo ancora terminare i lavori di ristrutturazione, in soli 14 giorni ci tocca anche pulire, imbiancare, posare il parquet, smontare e montare mobili, impazzire dietro alla burocrazia, creare e terminare progetti, gestire tutte le mansioni di casa (sempre che continueremo ad averne una alla fine di questa settimana – ma questa è un’altra storia che merita una dissertazione a parte), andare per avvocati, affrontare lunghe sessioni all’Ikea [a Firenze!], farsi torturare ancora un po’ dal dentista, incontrare clienti e compiere trasferte di lavoro….solo per presentare i pesci più grossi che popolano questo oceano della nostra to do list. E alcuni di questi pesci sono davvero una palla – vedi la gestione delle pratiche amministrative.
Il fisico, forse troppo sollecitato, reagisce: Herpy, l’amico herpes ha deciso di farsi una vacanza sul labbro del socio, mentre Latso, come ci piace chiamarla in famiglia, ovvero la mia inseparabile psoriasi ha deciso di solcare i palmi delle mie mani, così per contribuire alla faccenda.
La cosa più incredibile è che, nonostante tutto, questa fase creativa sta contribuendo al collante naturale che mi lega al socio. Cioè, capiamoci, continuiamo a beccarci come due galline zitellone, ma siamo uniti sempre più da un progetto di crescita e consolidamento comune.
Ieri abbiamo anche osato interrompere i lavori concedendoci una session di puntate in lingua originale di Supernatural, un must al quale restiamo ancorati nei momenti, meglio, nelle ore d’aria. Il nostro appuntamento con mostri e zombie (e quei due stragnocchi dei protagonisti, aggiungo io) esorcizza, in tutti i sensi :-), un po’ di tensione accumulata.
Sento qualcosa che mi afferra le caviglie…credo sia qualche cavalluccio marino che mi richiama a cavalcare l’onda…un bel respiro, e giù si ritorna a nuotare tra i fondali, sperando che la barriera corallina riservi solo spettacoli e non presenti troppi ostacoli.

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01

Mag 2013

Gastone

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Ti ho dedicato la mia tesi di laurea, a te che ogni notte, fino alle 4 del mattino, rimanevi sdraiato sui libri e mi impedivi di sottolineare perché ti piaceva giocare con l’estremità della matita. La mia laurea è anche un po’ tua, sei stato un eccellente compagno di studi.

Sono stata io a scegliere il tuo nome, quando sei entrato a far parte della nostra famiglia. Ti ho chiamato Gastone, perché Gastone era il cugino fortunato di Paperino (io), e tu eri la fortuna che faceva capolino nella mia vita.

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01

Mag 2013

10 cose che mi fanno sorridere

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Ci sono cose che mi danno davvero soddisfazione, quelle che quando le senti, vivi, scruti, osservi ti fanno inclinare la bocca in un ghignetto di approvazione sornione, una strizzata d’occhio ruffiana, una pacca sulla spalla che dice: “dammi- il-5- fratello- ci- stai-dentro- una-cifra!”

Ecco, quelle cose lì.

Nel decalogo delle  cose che mi fanno sorridere e che mi mettono di buon umore devo certamente annoverare:

  1. mio padre che legge l’inglese con la sua pronuncia da “ma come cazzo è possibile che si pronuncia diverso da come lo leggo?
  2. mia sorella che canta. Credo sia la persona più stonata del globo terracqueo, ma lei si sente un misto Lady Gaga e Pavarotti che fa paura e tremare le trombe del povero Eustachio
  3. i clienti, quelli che sai che li producono sul wc (i soldi, ndr), che vogliono lo sconticino o l’omaggio poi li vedi salire sulla fiammeggiante Maserati e ti chiedi come contrattino con il benzinaio
  4. il bimbo che canta, balla, ruota e sorride così, perché gli va, perché quello spirito che ha lo vorresti anche tu, sempre. Specialmente quando ti arrivano le cartelle di Equitalia o dell’Agenzia delle Entrate
  5. io, mentre scrivo qualcosa di stupido, tipo adesso. Se mi potessi riprendere, osserverei una pirla che sorride mentre digita compulsivamente sulla tastiera in una mise da ‘non sono l’antisesso, sono proprio la negazione dell’ormone eccitato di primavera’
  6. le storpiature dei nomi  dei telefilm o delle telenovela delle persone anziane, meravigliose, creative, uniche, quelle dove Brooke diventa Brusk per capirci
  7. il mio cane quando, con la sua carota sonora in bocca, scappa per proteggere fiero il suo trofeo di gomma rumoroso e fastidioso come pochi
  8. le persone che si sentono strarrivate, top manager della fava che poi cannano clamorosamente i congiuntivi o scivolano in dissertazioni banali e incomprensibilmente pallose
  9. chi riesce a non prendersi mai troppo sul serio, che sa giocare con l’autoironia in modo intelligente
  10. il socio che balla sui ritmi maranza e tamarri. Sì, lui che cerca di controllarsi sempre con il suo à plomb da Lord Flemming (i bradipi in letargo sono più reattivi di lui). Lui che è non è mai sopra le righe o goffo come la sottoscritta. Ecco, lui, quando meno te lo aspetti si trasforma, e l’effetto è più o meno questo

Adoro ci riesce a vivere libero da tutti gli schemi preconfezionati, che sa ballare come se nessuno lo stesse vedendo, che se ne fotte, che la vita è mia e me la godo come mi va 🙂

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