ILSOLECHERIDE

L'immaginazione coniugata all'infinito.

11

Giu 2019

Una jadosa in TV

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Quanta emozione e che esperienza fantastica alla RSI, la Radiotelevisione Svizzera.

Mi hanno invitato allo show, diversamente serio (un po’ come la sottoscritta, ovviamente) Borotalk. Mi sono sentita a casa, grazie alla bravisima conduttrice Silvia Spiga, a tutti gli ospiti, alla produzione e al pubblico in studio.

Per scoprire se la mia goffaggine ha giocato in attacco o per valutare  la qualità intellettuale dei miei interventi, questa è la puntata andata in onda il 4 giugno 2019.

Buona visione e siate clementi con i commenti.

[per chi se lo stesse chiedendo] … non è la TV che ingrassa, sono io che devo mettermi a dieta!

 

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24

Apr 2019

In quest’ora della sera – Mariangela Gualtieri

scritto da / in RAGGI DI OTTIMISMO / Commenta

In quest’ora della sera
da questo punto del mondo

Io ringraziare desidero il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che popolano questo universo singolare
ringraziare desidero
per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità
per il pane e per il sale
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede
per l’arte dell’amicizia
per l’ultima giornata di Socrate
per il linguaggio, che può simulare la sapienza
io ringraziare desidero
per il coraggio e la felicità degli altri
per la patria sentita nei gelsomini

e per lo splendore del fuoco
che nessun umano può guardare
senza uno stupore antico

e per il mare
che è il più vicino e il più dolce
fra tutti gli Dèi
Io ringraziare desidero
perché sono tornate le lucciole
e per noi
per quando siamo ardenti e leggeri
per quando siamo allegri e grati
per la bellezza delle parole
natura astratta di Dio
per la lettura, la scrittura
che ci fanno esplorare noi stessi e il mondo

per la quiete della casa
per i bambini che sono
nostre divinità domestiche
per l’anima, perché se scende dal suo gradino
la terra muore
per il fatto di avere una sorella
ringraziare desidero per tutti quelli
che sono piccoli, limpidi e liberi
per l’antica arte del teatro, quando
ancora raduna i vivi e li nutre

per l’intelligenza d’amore
per il vino e il suo colore
per l’ozio con la sua attesa di niente
per la bellezza tanto antica e tanto nuova

Io ringraziare desidero per le facce del mondo
che sono varie e alcune sono adorabili
per quando la notte
si dorme abbracciati
per quando siamo attenti e innamorati
per l’attenzione
che è la preghiera spontanea dell’anima
per i nostri maestri immensi
per chi nei secoli ha ragionato in noi
per tutte le biblioteche del mondo
per quello stare bene fra gli altri che leggono

per il bene dell’amicizia
quando si dicono cose stupide e care
per tutti i baci d’amore
per l’amore che rende impavidi
per la contentezza, l’entusiasmo, l’ebrezza
per i morti nostri
che fanno della morte un luogo abitato.

Ringraziare desidero
perché su questa terra esiste la musica
per la mano destra e la mano sinistra
e il loro intimo accordo
per chi è indifferente alla notorietà
per i cani, per i gatti
esseri fraterni carichi di mistero
per i fiori
e la segreta vittoria che celebrano
per il silenzio e i suoi molti doni
per il silenzio che forse è la lezione più grande
per il sole, nostro antenato.

Io ringraziare desidero
per Borges
per Whitman e Francesco d’Assisi
per Hopkins, per Herbert
perché scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e cambia secondo gli uomini
e non arriverà mai all’ultimo verso.
Ringraziare desidero
per i minuti che precedono il sonno,
per gli intimi doni che non enumero
per il sonno e la morte
quei due tesori occulti.

E infine ringraziare desidero
per la gran potenza d’antico amor
per l’amor che se move il sole e l’altre stelle.
E muove tutto in noi.

© Mariangela Gualtieri, Le giovani parole, Torino, Einaudi, 2015.

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22

Dic 2018

L’ansia dà spettacolo e noi applaudiamo

scritto da / in SENZA FILTRO / Commenta

Lei è lì, camuffata dai filtri di Instagram, idolatrata nei testi delle canzoni, vaporosa e calda nel respiro corto di una reazione che si fa attendere, timida nel suo vorrei ma non posso, sfamata dall’altro che emerge trionfante sulla punta di un iceberg che non vediamo in profondità, e che il surriscaldamento globale minaccia di sciogliere.

Non siamo formati per questa costante sovraesposizione, non siamo abituati a questa convivenza digitale che ci porta a spartire le nostre vite con persone che prima, almeno, l’occhio non vedeva o la vita selezionava.

Certo, anche ora possiamo non esserci, è vero. Possiamo scegliere chi seguire, dove e quando.

Ma non prendiamoci in giro: la nostra natura curiosa è lì che spia, vuole capire, indagare ed esplorare. Lo facevamo prima e lo facciamo, a maggior ragione, oggi con la facilità degli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione.

Ma non siamo pronti.

No, non siamo pronti a tutta questa umanità che ci cade addosso e invade il nostro microcosmo.

Ci opprime, ci soffoca, ci fa salire l’ansia.

Troppe cose da vedere, troppe cose da invidiare, troppi consigli da seguire, troppa diversità da metabolizzare.

È troppo per la nostra emotività.

Ecco allora che sale, dal basso arriva alla pancia, storce le budella e cadenza il fiato, riduce gli spazi, schiaccia il soffitto e noi sempre più compressi in tanti mai abbastanza.

Lei è più forte di noi perché, anche se non si percepisce, è presente, opacizzata dalle circostanze da difendere e dalle impalcature sociali.

È lei, l’ansia, l’emozione nascosta dietro a molti contenuti e, siamo noi, nel pieno della sua glitterata rappresentazione, ad applaudirla, storditi e accecati dal suo luccichio sornione e invalidante, nel teatro della vita, onlife, dentro e fuori dal web.

Ormai non si nasconde più. È nelle barre dei rapper, nelle melodie che richiamano la sua voce sincopata e malinconica, nell’esibizionismo narcisistico che sfida la propria fragilità, nelle apparenze che ricoprono un cuore che appena lo sfiori si liquefa e si disperde nel piatto della vita.

C’è chi la sfoggia come fosse un gioiello, chi cerca di esorcizzarla alimentando il sempre più drogato meccanismo della riprova sociale, che non importa se poi dura il tempo di una storia.

Il fiato corto attraversa una generazione Z che in maniera superficiale, ma non inconsapevole, racconta di psicofarmaci in grado di ridurre lo stato di agitazione claustrofobica all’interno di un corpo prigioniero di insicurezze.

Non deve essere facile però. Mi immedesimo in loro: penso all’esposizione a cui sono presto abituati, alla comparazione che non ha nulla a che vedere con quella forma di competizione che spinge a migliorarsi e invece ricerca (tanti) sì.

L’ansia di accettazione dei follower, delle visualizzazioni, della copertura, delle impressioni mi danno l’impressione che qualcosa, in questo meccanismo, ci stia riprogrammando le emozioni. E ahimè non tutti siamo in grado di mettere mano al nostro codice per correggerlo e ripulirlo.

Non è facile essere giovani (e spensierati) ai tempi dei social.

Ed è ancora più difficile essere genitori, ai tempi dei social.

Sì perché se i ragazzi hanno l’ansia di mostrare, tu da genitore hai paura di tutto quel mercanteggiare… anche perché poi devi gestire anche il tuo ammiccante rapporto con l’ansia.

Se non sei perfetto, se non sei ricco, se non sei un professionista con la propria gigantografia alle spalle, se non hai figli bellissimi e bravissimi, se non vai a fare weekend in luoghi esotici, se non trascorri le tue serate tra cocktail glam e cortesie per gli ospiti, ma che cavolo campi a fare?

Fallito.

Ti senti un fallito perché tu questa comunicazione così invasiva la stai conoscendo ora, non ci sei mica abituato; provi a proteggere i tuoi figli ma, a te, chi ti difende?

Credo ci sia un bisogno crescente di educazione, ma non all’utilizzo delle tecnologie. I nativi digitali ne sono un esempio. Abbiamo bisogno di un’educazione alle conseguenze emotive di tutta questa condivisione, dobbiamo imparare a decodificare e interpretare in modo più oggettivo le immagini che vediamo, dobbiamo imparare a convivere con tutta questa umanità iper connessa e spesso anche ostile nelle sue dispute.

Adesso non c’è solo la vicina da spiare ma un mondo intero, e questo ha delle conseguenze.

Siamo in un periodo sovraffollato, pieno di cose, di rumore, di scoperte, di emozioni che si liberano, di desideri che si soffocano, di percezioni che distorcono.

L’ansia che domina la nostra comunicazione, nel web e fuori dal web, è una manifestazione e un grido di aiuto.

Abbiamo bisogno di qualcuno che ci educhi all’accoglienza di tutta questa diversità e umanità con la quale trascorriamo le nostre giornate, soprattutto online.

[da Tech Economy, 20/12/2018]

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