Quando le dita improvvisano sulla tastiera

Un nuvola incosistente che sai che prima o poi sarà spazzata via da un alito di vento. Ma intanto è lì, a coprire la visuale, a impedire di vedere il sole che si nasconde dietro.

Oggi è una di quelle giornate.

La stanchezza mentale e fisica non mi permette più di avere pazienza e  non mi consente di accontertami.

No, non mi accontento più.

Sto vivendo giornate di attesa, senza però che l’attesa sia dolce, come quella agognata da ormai un paio di anni.

Niente dopamina, insomma, ma solo giramenti di palle.

Attendo l’uscita del mio primo libro (consegnato un mesetto fa all’editore), attendo che la psoriasi lasci definitivamente le mie mani, attendo che il socio vinca le sue paure genitoriali, attendo che il lavoro decolli tanto da consentirmi di ridurre il numero delle ore davanti al pc e aumentare quelle di sonno.

Attendo.

Attendo perché non ho ancora capito come si fa a capire quando bisogna continuare ad avere pazienza e quando, invece, arriva il momento di cambiare, radicalmente.

E aspettando, non godo(t).