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Dic 2021Mi sento fuori posto
scritto da jadosa / in SENZA FILTRO / Commenta
[Equanimità: vedere con pazienza e comprensione]
“Quando si permette che un pensiero molesto si ripeta all’infinito senza metterlo in discussione, a poco a poco il suo potere persuasivo aumenta; quando invece lo si mette in discussione, contemplando tutta una gamma di punti di vista ugualmente plausibili, ci si vieta di considerarlo vero e di accettarlo ingenuamente”, scrive Goleman in Intelligenza Emotiva
Considerando “tutta una gamma di punti di vista ugualmente plausibili”, non solo quelli che aiutano a confermare quel pensiero molesto che risuona suadente nelle orecchie della mente.
Mi sento fuori posto, come questo gelato.
Leggo parole che incitano all’odio, ascolto la difesa di diversità elette, assisto alla festa in maschera delle intenzioni, vedo il semplicismo scambiato per semplicità, mi imbatto in cori che inneggiano a empatia e resilienza, nel vuoto assordante di equanimità e σωφροσύνη (sophrosyne, cura e intelligenza nel condurre la propria vita con misura, equilibrio e saggezza)
La ricetta della comunicazione delle metriche vanesie cita frasi come quella di Charles Evans Hughes: “Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi” però, non tanto implicitamente, si cura di specificare che la massima, politicamente corretta e molto incisiva, è applicabile a una élite.
“E tutti gli altri?”, chiedo.
“Stiano zitti, sono delle merde.”
Equanimità, uhm?!
Sì, mi sento fuori posto, e forse è meglio così.